6 Curiosità sul Gallo Nero: scoprine la storia!
Perché il vino Chianti Classico ha il gallo nero sulla bottiglia? Ecco le tappe che ne hanno portato ad occupare un posto d’onore sul collo di ogni bottiglia! Scopri 6 curiosità sul Gallo Nero più famoso d’Italia.
La prima delle 6 curiosità sul Gallo Nero? La Lega Militare del Chianti
Risale all’inizio del XIV secolo l’ordinamento dei territori della “Liga et societas de Chianti”, sotto l’emblema del Gallo Nero e con la suddivisione nei territori di Gaiole, Castellina e Radda. Quando perse il compito di difendere territorialmente i confini del Chianti, la Lega continuò la sua opera a tutela della coltivazione e della produzione del vino.
La lega scelse inizialmente il Gallo Nero come simbolo per la vigoria, la bellezza del piumaggio e il carattere fiero. Fu inizialmente rappresentativo del territorio di produzione del “Gallo Nero”. Fu in seguito utilizzato come emblema del territorio del vino Chianti.
La leggenda del “Gallo Nero”
Nel Medioevo le annose ostilità fra la Repubblica di Siena e di Firenze non trovano soluzione su la questione del controllo delle terre e territorio del Chianti. Le rivalità e le ostilità tra di esse non erano certo leggenda. Tuttavia è entrata a far parte della leggenda la storia di come fu tracciato il confine. Secondo la leggenda, infatti, Siena e Firenze si accordarono che il confine tra i loro territori sarebbe stato stabilito nel punto in cui si sarebbero incontrati i rispettivi cavalieri. Entrambe scelsero infatti un cavaliere che all’alba, appena udito il canto del gallo, sarebbe partito dalla rispettiva città alla volta della città rivale. Dovevano scegliere bene il gallo in modo che cantasse di buon mattino e così il cavaliere sarebbe potuto partire il più presto possibile. I senesi scelsero un Gallo bianco, accudito con cura e ben pasciuto i giorni precedenti l’incontro con il proposito che così il gallo avrebbe cantato con vigoria presto al mattino. I fiorentini, al contrario, scelsero un gallo nero ruspante, tenuto al buio e a digiuno per giorni che iniziò a cantare ben prima dell’alba. Fu così che il cavaliere fiorentino partì ben presto conquistando più strada del rivale. I due si incontrarono così nei pressi di Castellina in Chianti, dove istituirono il confine.
Il Vasari dipinge il Gallo Nero celebrandone il ruolo identitario.
Mai più grande pittore del Vasari poteva rappresentare il celebre gallo! Il Vasari lo dipinse infatti nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio l’Allegoria del Chianti (1563-1565). Ne dette lui stesso dettagliata descrizione. «Quello, Signore, è il Chianti, con il fiume della Pesa e dell’Elsa, con i corni pieni di frutti, ed hanno a’ piedi un Bacco di età più matura per i vini eccellenti di quel paese; e nel lontano ho ritratto la Castellina, Radda ed il Brolio, con le insigne loro; e l’arme nello scudo tenuta da quel giovane, che rappresenta Chianti, è un gallo nero in campo giallo».
Il bando granducale del 1716 per la produzione del Chianti
La prima data storica importante per il Chianti risale al 24 settembre del 1716. In tale data, infatti, il Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, emise un bando. In base a questo stabiliva le norme per la produzione dei vini dei suoi possedimenti. Ne delineò inoltre anche quattro aree geografiche i rispettivi confini. Definì così le aree del Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno Superiore. Cosimo stabilì anche un sistema di controllo della produzione del vino. In questo modo poteva tenere a freno le contraffazioni già in atto nel periodo.
La “ricetta” del Chianti
Dobbiamo attendere fino all’800 quando il Barone Bettino Ricasoli formulò la prima “ricetta” del vino Chianti. Questo grazie agli studi da lui compiuti e alle sue ricerche. A lui si deve l’aver trovato la giusta mescolanza delle varietà di uve. Nel 1872 scrisse infatti “… mi confermai nei risultati già ottenuti nelle prime esperienze, cioè che il vino (Chianti) riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli niente del suo profumo per esserne pur esso dotato; la malvagia, della quale si potrebbe fare a meno per i vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana”. Investì così Il Sangioveto (oggi Sangiovese) ufficialmente nel suo ruolo centrale per la produzione del Chianti.
Nascita del Consorzio di Tutela del Chianti
Altra tappa fondamentale fu il 1924. In questo anno 33 viticoltori fondarono il Consorzio “per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca di origine” oggi Consorzio vino Chianti Classico. Lo scopo era di unire gli sforzi e gli intenti per poter promuovere e tutelare la produzione di un intero territorio. Oggi i soci sono arrivati a circa 500, ma gli scopi sono rimasti gli stessi. Oggi infatti il Consorzio può contare non solo sugli uomini ma anche sulle donne che sempre più numerose negli anni si avvicendano nelle aziende di famiglia o si avvicinano con passione al mondo della viticoltura. Dal 1924 il gallo nero è diventato il simbolo del consorzio Chianti Classico. Ancora oggi è presente così su tutte le bottiglie. Testimonia infatti l’autenticità del vino Chianti Classico a garanzia dei consumatori di tutto il mondo.
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